L'assoluto Per Hegel, l'assoluto non è un'idea indifferenziata ed indistinta, così come la concepisce Schelling, ma un'unità che si costituisce per tramite di un processo di sviluppo, grazie al quale essa realizza se stessa ed acquista autocoscienza. L'assoluto non viene dato immediatamente ed originariamente, bensì è il divenire se stesso come reale autocostituirsi dello spirito. Si tratta di un processo circolare in cui il principio corrisponde alla fine e la fine al principio, escludendo il divenire senza fine e la meta ultima irraggiungibile dell'Io fichtiano. Un principio assoluto enunciato originariamente ed immediatamente non è che una conoscenza vuota, un universale astratto, in quanto "imperturbata uguaglianza e unità con se stessa". Tale principio, per assurgere a vero sapere, deve pertanto estra niarsi, divenire altro-da-sé, e poi superare questa alienazione. Il principio comporta necessariamente una negazione, la quale si pone come mediazione tra il principio medesimo ed il suo divenire. Il principio che comprende il soggetto e l'oggetto, e dal quale derivano spirito e natura, deve necessariamente essere ragione. L'infinito si manifesta come finito poiché in questo è posta la sua vera realtà, la sua essenza. Perciò universale ed individuale, infinito e finito, ideale e reale sono l'uno nell'altro, legati in maniera inscindibile. La realtà non è che il progressivo realizzarsi della ragione infinita, la progressiva scomparsa di quel senso d'angoscia che pervade l'individuale in quanto separato dall'universale. Razionale e reale Ciò che è razionale è reale, ciò che è reale è razionale. La ragione non è qualcosa di astratto, ma tutto ciò che è razionale esiste concretamente nella realtà e tutto ciò che esiste è razionale. La realtà concreta è perciò ragione e l'essere coincide con il dover essere. La filosofia come sistema Compito della filosofia, in quanto procedimento razionale, è intendere ciò che è, poiché ciò è ragione. La filosofia è pertanto sistema, poiché questa dimostra la necessità della realtà in quanto ragione. Essa raccoglie ed unifica tutte le determinazioni della realtà. La filosofia rende universale il contenuto della realtà, tramutandolo in categorie e concetti, che sono momenti della realtà. L'idea Nella pura ragione, sostanza assoluta di carattere spirituale, pensiero è realtà sono un'unica cosa, la quale contiene in sé tutte le determinazioni formali del reale. Questa ragione infinita e pura è detta da Hegel idea, ma anche assoluto, coscienza, autocoscienza. L'idea si manifesta nella finitezza in quanto individuale, come natura, come non-coscienza, alienandosi da se stessa. Tale alienazione non è che un momento della realizzazione dell'idea, che viene superato tramite un ritorno all'idea stessa, cioè con un ritorno dal finito all'infinito. Il processo di realizzazione del molteplice finito e di ritorno all'idea, all'autocoscienza, all'identità tra spirito e natura, avviene per tramite della logica, la quale è identificata con la metafisica, in quanto studio sia del pensiero che della realtà. Ma non si tratta della logica aristotelica, poiché questa è la scienza dell'astratto universale, basata sul principio di non contraddizione. Si tratta di una logica nuova, la dialettica, che è legge del mondo e della ragione, e che si fonda sul principio di contraddizione, trovando come proprio fondamento l'opposizione. L'idea realizza se stessa per tramite di un procedimento dialettico di tesi, antitesi e sintesi, nel quale la tesi implica un'opposizione, l'antitesi, ma la supera attraverso una determinazione superiore, la sintesi. Se A = A (principio di identità), deve esistere un non-A come suo limite e negazione. Ne deriva una sintesi che riconosce che tra A e non-A esiste un rapporto che li comprende entrambi in un più vasto e ricco complesso. Tipica è, a questo proposito, la triade dialettica di essere, non essere e divenire: il concetto di essere, infatti, implica quello di non essere, ma entrambi vengono superati nella loro sintesi, il divenire. La ragione può perciò riunificate e sintetizzare la posizione e la negazione, che sono solo momenti o astrazioni di una medesima realtà. La sintesi è una sorta di ritorno alla tesi, arricchito però dall'apporto dell'antitesi, nella quale è tolta l'opposizione tra il vero ed il suo divenire. Il processo dialettico è continuo, per cui la sintesi non è una soluzione definitiva, ma presuppone una successiva evoluzione, ponendosi come tesi di una successiva triade. Nel ciclo dialettico, in cui lo spirito giunge alla piena coscienza di si se stesso, la sostanza spirituale si sviluppa attraverso tre momenti: l'idea in sé, che è il momento (studiato dalla logica) dell'idea assoluta, prima del sorgere del mondo naturale e dello spirito; l'idea altro da sé, che è il momento (studiato dalla filosofia della natura) in cui l'idea, alienandosi, diventa altro da sé, esteriorizzandosi nella natura; l'idea che rientra in sé, che è il momento (studiato dalla filosofia dello spirito) in cui l'idea raggiunge il suo fine, la perfetta autocoscienza. La logica La logica è la scienza dell'idea pura, cioè dell'idea nell'elemento astratto del pensiero, è la scienza del pensiero, delle determinazioni e delle leggi che il pensiero dà a se stesso. Essa, per così dire, studia Dio prima della creazione del mondo: infatti è la scienza dei concetti originari, dei modelli ideali che, utilizzati da Dio per la creazione, hanno fin da principio una loro realtà. La logica propone la deduzione dialettica delle categorie, le quali non sono, come sostenuto Kant, concetti puri o forme a priori dell'intelletto, bensì hanno un carattere di realtà, cioè sono contemporaneamente forme del pensiero e dell'essere. La logica si divide in tre parti, che corrispondono ai tre momenti dello sviluppo dell'idea. a) La logica dell'essere, che prende in esame i concetti più astratti, primo dei quali è il concetto di puro essere indeterminato, principio di tutto. "II puro essere," dice Hegel, "costituisce il cominciamento", esso "preso nella sua immediatezza, è il nulla". Il cominciamento è dunque l'unità di essere e nulla, e questa unità è il concetto di divenire, col quale si ha la prima sintesi, il superamento della prima opposizione. Dalla contraddizione esistente nella prima triade dialettica vengono dedotte le categorie dell'intuizione sensibile: qualità, quantità, misura. b) La logica dell'essenza, che prende in esame concetti più concreti, perché nel movimento dialettico l'essenza si esprime e si manifesta completamente nell'esistenza. Da questa vengono dedotte le categorie dell'intelletto, cioè della scienza: forma e materia, legge e fenomeno, causalità e azione reciproca. c) La logica del concetto, che prende in esame la realtà come "viluppo vivente" di se stessa. Da questa vengono dedotte le categorie della concezione idealistica: concetti, giudizi, sillogismi. La filosofia della natura L'idea, quando si aliena da se stessa, si dispiega nell'esteriorità, dando origine alla natura, che è, appunto, "l'idea nella forma dell'essere altro". La filosofia della natura costituisce, nel sistema hegeliano, la fondamentale mediazione nel movimento dialettico che ha la sua sintesi nella filosofia dello spirito. Solo questa può a cogliere lo sviluppo organico della natura e a trarne una "considerazione concettuale", mentre la scienza empirica non riesce ad andare oltre la classificazione. Tuttavia, anche la filosofia della natura non è priva di limiti, a causa delle accidentalità che la natura stessa presenta. Infatti la natura non mostra, nella sua esistenza, alcuna libertà, solo necessità ed accidentalità, e perciò deve essere divinizzata. Il mondo della natura viene dedotto in tre gradi: la meccanica, dedicata all'esteriorità come tale (occupandosi dello spazio, del tempo e della loro sintesi, il luogo, culminante nella gravità); la fisica, dedicata alla materia individualizzata (occupandosi della luce, del peso specifico, del calore, ecc.); l'organica, dedicata all'individualità soggettiva (occupandosi della natura geologica, di quella vegetale e di quella animale). La filosofia dello spirito La filosofia dello spirito è il coronamento del sistema hegeliano. Questa riguarda l'ultima fase dello sviluppo dell'idea, che, astraendo da ogni esteriorità, rientra in se stessa per prendere coscienza della propria razionalità, per giungere cioè alla perfezione dell'autocoscienza. L'essenza dello spirito è la libertà. Nello spirito avviene il superamento delle opposizioni nel modo più completo, questo è la meta ultima di ogni religione, filosofia e scienza. L'idea si rivela nella forma di spirito per tramite di tre gradi, legati da un rapporto dialettico: spirito soggettivo, spirito oggettivo e spirito assoluto. Lo spirito soggettivo è finito e limitato, implicato nello spazio e nel tempo. Esso si esprime nella vita interiore degli uomini, e dà luogo al sorgere della coscienza dell'individuo ed al suo evolversi verso le forme della volontà e del pensiero. Questo processo avviene per tramite di una triade dialettica composta dall'anima, della coscienza e dello spirito. L'anima è il principio naturale per il quale l'uomo è parte integrante dell'universo, principio vivente immateriale, organizzazione della materia, "sonno dello spirito". Attraverso i tre momenti dell'anima naturale, senziente e reale si sviluppa a coscienza. Questa è un momento della riflessione dello spirito nel quale l'io si costituisce come certezza di se medesimo e riflette sugli oggetti esterni. Attraverso i tre momenti della coscienza, che sono la coscienza come tale, l'autocoscienza e la ragione, si sviluppa lo spirito. Questo, infine, manifesta la sua universalità nello spirito teoretico (che si estrinseca nell'intuizione, nella rappresentazione e nel pensiero), nello spirito pratico (che si estrinseca nel sentimento pratico, negli impulsi e nella felicità) e nello spirito libero, che è libera volontà. La libera volontà (lo spirito libero) si realizza concretamente, in quanto necessità esistente, oggettivandosi nelle istituzioni storiche, attuandosi per tramite di un nuovo processo triadico che comprende: il diritto, la moralità e l'eticità. Lo spirito si pone dapprima come forma individuale che difende la propria libertà. Il diritto sorge per regolare la reciproca condotta dei singoli, facendosi percepire come una volontà generale in grado di farsi valere sui particolari. La libertà si interiorizza e l'individuo si muta in soggetto. Nasce così la moralità, che è l'affermazione della legge universale nell'interiorità. Lo spirito libero si pone ora in modo concreto ed identifica liberamente la volontà individuale con quella universale, prende coscienza della fondamentale identità dei fini individuali e quelli universali. Esso diventa lo spirito di un popolo, nel quale coincidono l'essere ed il dover essere. Lo spirito etico si concretizza dapprima attraverso la famiglia, poi attraverso la società civile e, per finire, attraverso lo Stato. Nello Stato si ha la completa realizzazione della libera volontà, poiché in esso si concretizza l'unione dei fini individuali e della società civile con lo spirito universale. Lo Stato è l'esplicazione terrena della volontà divina: non è fondato su un contratto, non è un'unione di volontà particolari, ma corrisponde all'espressione dello spirito di un popolo, alla cui volontà universale deve aderire la volontà del singolo. Esso non è sottoposto a norme morali, l'unica sua preoccupazione deve essere la propria esistenza. Lo spirito assoluto è lo spirito che ha raggiunto l'infinitezza della propria natura e la piena autocoscienza e libertà. Anch'esso si presenta in tre forme: l'arte, la religione e la filosofia. L'arte è la manifestazione sensibile dell'idea per tramite delle forme, dei colori, dei suoni, delle parole. Grazie ad essa si può elevare alla coscienza spirituale il mondo esterno ed interno come un oggetto in cui riconoscere il proprio Io. Il bello è costituito dall'armonia della forma con l'idea. Una prima forma di bello è il bello per natura, il quale non è però arte, poiché l'arte è tale solo in quanto originata dallo spirito. Il bello artistico scaturisce dalla fantasia. Con questa l'artista coglie l'idea, essendone dominato al momento dell'ispirazione, ma dominandola in quello dell'espressione. La religione è la manifestazione dell'idea in forma spirituale, attuando l'unità tra finito ed infinito. In essa l'idea si manifesta attraverso le forme del sentimento e dell'immagine. Tra le religioni positive, la cristiana è la più perfetta, poiché in questa Dio viene rappresentato come lo spirito assoluto, come lo spirito che è per sé quale è in sé. La religione non è però che un memento di passaggio verso la verità filosofica, che è la rappresentazione dell'idea in modo dialettico, cioè realmente speculativo. La filosofia è l'autocoscienza assoluta dello spirito, la libertà assoluta. In essa il pensiero eterno, la ragione, l'idea, si manifesta nella sua forma assoluta, come idea che pensa se stessa e che si riconosce sempre tale, avendo coscienza di essere tutto. E se la filosofia è autocoscienza dello spirito, e lo spirito è nella sua essenza processo, sviluppo, la filosofia stessa si risolve nella storia della filosofia ed espone concettualmente una precisa realtà storica, quella della propria epoca. Se la ragione è tutto, ne deriva che anche la storia è un processo razionale. "La ragione governa e ha governato il mondo", il mondo "non è abbandonato al caso o a cause esteriori e accidentali, ma lo regge una provvidenza". Tale provvidenza "è la saggezza che, con potere infinito, realizza gli scopi che a essa sono propri, e cioè gli assoluti, razionali scopi finali del mondo". Perciò, secondo questa concezione di una provvidenza razionalistica, tutte le vicende storiche avvengono come devono avvenire, perché sono perfettamente razionali. Ciò implica che la storia è solo apparentemente un divenire: in verità essa è nel suo complesso qualcosa di immobile, in quanto costantemente dominata dalla presenza dell'idea. |
OPERE
-- Differenza dei sistemi filosofici di Fichte e Schelling (1801) -- La fenomenologia dello spirito (1807) -- Scienza della logica (1812-1816) -- Enciclopedia delle scienze filosofiche in compendio (1817) -- Lineamenti di filosofia del diritto (1821). |
Luciano Parinotto, La teoria dell'alienazione. Hegel, Feuerbach, Marx, Shake Edizioni, Milano, 2012
Axel Honnet, Il dolore dell'indeterminato. Un'attualizzazione della filosofia politica di Hegel, Manifestolibri, 2003L. Ruggiu . I. Testa (a cura di), Hegel contemporaneo, Guerini e Associati, Milano, 2003
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Kurt Seelmann, Le filosofie della pena di Hegel, Guerini e Associati, 2002
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Mario Cingoli, La necessità della cosa. Commento alla «prefazione» della Fenomenologia di Hegel, Guerini e Associati, 2001
Enrico Giorgio Ontologia dialettica. Essere e nulla nella logica di Hegel, ETS, 2001
Stefano Fuselli, Processo, pena e mediazione nella filosofia del diritto di Hegel, CEDAM, 2001
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Siti per approfondimenti
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